Capitolo 2.0 Nasce il Rap Italiano Underground

Il Fabri Fibra degli esordi era un ragazzone alto pieno di dubbi e insicurezze. In questo non era diverso da tutti gli altri adolescenti che ascoltavano hip hop negli anni 90. Nato nei centri sociali come abbiamo sottolineato nel precedente capitolo, il rap degli anni 90 perde sistematicamente la sua carica politica e questo accade sia per un declino dei centri sociali come luoghi in cui si pratica l’hip hop (la musica elettronica diventa il cool sound dei luoghi autogestiti, che si dimostreranno sempre molto ricettivi rispetto ai nuovi hype dominanti) sia perché l’hip hop americano di quel periodo rifugge completamente gli aspetti più politicizzati per mettere al centro dell’interesse il piacere e l’edonismo fine a se stessi (il motto fra i neri americani non è più fight the power ma bitches ‘n’ money;) tutto ciò rappresenta un’influenza notevole sugli adolescenti italiani presi a questo punto in una pedissequa imitazione del modello USA.
Le posse erano un tentativo fallito di trovare una via italiana all’hip hop;  dopo il 1994 il rap italiano  cerca di ricalcare il più perfettamente possibile quello americano, secondo un modello di emulazione che produce l’effetto di uno strabiliante miglioramento in termini di qualità. Inoltre c’erano stati numerosi scambi e le due culture avevano cominciato a comunicare. Del resto, una particolare disciplina come il breaking circolava in Italia massicciamente già dal 1985 e in generale il breaking (oggi chiamato più semplicemente danza hip hop,) dalle nostre parti si diffonde molto prima, rispetto all’mceeing e al deejaying.[1]
Il 1994 è l’anno in cui le idee della sinistra vanno in crisi. Se nei primi cinque anni dei 90 siamo nel periodo della sinistra al potere, dal 1994 in poi l’aria italiana cambia irrimediabilmente. Il distacco generalizzato dei giovani dalla politica si manifesta anche nei testi dei rapper degli anni 90. In generale si passa da un’attenzione ai grandi temi (politica, giustizia, equità, razzismo) ad un’attenzione nei confronti del di dentro e alla vita di tutti i giorni. Questo intimismo e ripiegamento verso se stessi e il proprio reale, è vissuto in maniera del tutto inconscia e senza particolari struggimenti e si manifesta chiaramente nel linguaggio poetico utilizzato. Con lo scioglimento dei Sangue Misto finisce l’era delle posse e nasce il RIU.

Ci sono molti  personaggi chiave in questa svolta e  se i Sangue Misto di Bologna indubbiamente possono essere considerati il progetto ponte tra posse e underground rap, a livello locale anche Milano e Torino diventano le città protagoniste di questo cambio di rotta.
In Lombardia: Esa, La Pina, Polare, Giuliano Palma, Fritz Da Cat, Bassi Maestro, Lord Bean.
A Torino: il già citato Next One e poi Rawl MC, Gatekeepaz, DJ Double S (fondamentale la sua serie di mixtape Lo capisci l’italiano?,) gli ATPC (che, con i due loro cruciali mixtape 50 mcee’s vol I e II hanno lasciato un contributo determinante, immortalando perfettamente la scena nel 1998.)
Bologna resta il punto cruciale. A Roma invece si sviluppa la parte romana del fenomeno RIU con i ragazzi di Robba Coatta e tutti quelli che giravano intorno a Er Piotta, Turi, Colle der Fomento e Ice One. A Napoli la Famiglia e Speaker Cenzou.




[1] Damir Ivic Storia ragionata del hip hop italiano, op cit. p. 35