E’
così che l’hip hop di questa second
generation attiva fin dal 1995 dà i suoi frutti migliori. Per capire il
tipo di ricerca che questo poeta terribile mette in atto, basta andare ad
analizzare qualche testo. Particolarmente densa e pregnante a tal proposito è
la linea di Fibra in Domani rimarrà ieri.
Su un beat piuttosto oscuro e nervoso Fibra se ne esce così:
Fabri Fibra:
Che filtro
tira,
che logica c’è
nello stare in fila?
Rilasso menti
stanche del chiasso che gira.
Energica 2000
sfondi all’Akira ma dove t’appoggi,
se non t’accorgi
che il domani è oggi?
E dall’oggi
al domani cambiano i volti cambiano le mani
le chiami
malformazioni io li chiamo piani di rami falsi del Mali.
Rimani rapper insani stanchi e vaganti: non
guardarti dietro, guarda avanti!
Secondo motto:
quel che è troppo è troppo
né mi sdoppio
ne inghiotto per occhio Fabbri col doppio.
Per i
ventenni paranoie perenni due millenni
mille segni
del futuro che accenni.
Accenditi,
vai che non dimentichi,
chi ti chiama,
sorprenditi:
ama prenderti
per venderti.
[…]
E’
un Fibra dotato di una particolare capacità nella densità poetica, tutto preso
dalla ricerca tecnica e dall’immediatezza. Il senso deriva da un modo di dire
più generale e inversamente proporzionale alla sua chiarezza, cionondimeno è
chiarissimo: si tratta di raccontare l’adolescenza in preda all’angoscia del
futuro, la consapevolezza che le scelte dell’oggi influiranno sul domani. Tutto
ciò è detto senza pedanteria ma con la leggerezza tipica di chi sta cogliendo
nel segno. Sindorme di fine millennio
è pieno di queste epifanie e passaggi. Lo stile di Fabri prevede che pur di
mantenere un alto senso ritmico si ricorra a parole che non esistono, a
storpiature, neologismi e accostamenti sintattici improbabili e inediti. In Mai e poi mai per esempio ritroviamo un Fabri
intimista ma la cui poetica resta efficace e stravolgente. Siamo di nuovo alle
prese con l’adolescenza e i problematici rapporti con l’altro sesso ma anche
qui non c’è niente di scontato.
Fabri Fibra:
Mai e poi
mai... Mai e poi mai.
E’ notte e le
tue frasi reggono un filo.
I tuoi amici
stanno insieme e se la spassano in giro.
Dico. Non so
come comportarmi in macchina con Nico.
Qui penso
soltanto a chi t’era più amico.
Non li
conoscerò i tuoi motivi,
ma a volte
c’è che anch’io son mezzo paranoico esattamente come voi.
E non si è
mica tutti eroi, né tutti oracoli che per cambiare servono miracoli e ostacoli.
Mi vesto
lento di t-shirt ne ho a milioni;
immancabile
il tuo portachiavi dentro i miei pantaloni.
Comportamenti
banali sono tra i superficiali che scali calligrafia da scrittori in via di
estinzione com’è.
Le notti
prive d’ogni domanda scrivo col sole che filtra attraverso la serranda.
Di chi è l’ingamba
tu lascia che io risponda: chi mi manda alla calma del Bulldog in Olanda?
Letteralmente
sommerso in parole spesse i ricordi vengono seguendone soltanto un verso.
Tu comunque
vivi penso siano relativi;
senza
principio e senza fine ma continuativi e invisibili
come spiriti
ai limiti che di me ti rimangono otto che sorridono e quattro che piangono...
Che se la
vuoi la rivendichi forse è per questo
che di noi non dimentichi mai o mai...
Nel
verso tu comunque vivi penso siano
relativi tocchiamo con mano questa novità totale del linguaggio di
Tarducci. Che cosa vuole dire Fibra? E’ difficile dirlo non di meno il
significato è chiaro. Potrebbe essere ‘i pensieri che tu vivi penso siano
relativi’ oppure ‘i pensieri sul fatto che tu vivi penso siano relativi,’ che
poi significa ‘sei una ragazzina superficiale che si accontenta di una vita
superficiale priva di pensieri e di interrogativi.’ Questo genere di densità è
propria di una libertà totale che Fibra sperimenta nel momento in cui decide di
lasciare che la sua parola scorra in preda alla mistica del rap.