Demolizione è il punto di contatto e la fotografia perfetta di tutta la scena
italiana dell’hip hop underground di
quel periodo e la testimonianza di quell’unione tra Fabri Fil, sconosciuto
ragazzino di un territorio che è nelle Marche ma che si associa da sempre
all’Emilia, con i ragazzacci della metropoli bolognese.
Fibra nel demo tape appare in due brani: il primo è Ci siamo con Shezan il Ragio e Chime
Nadir, il secondo è con Inoki e si intitola Guerra
fra poveri. Sono due brani eccezionali come densità e ricerca testuale:
singolari per come risultano testimonianza dei contenuti di quella scena e
freschi per la novità dello stile e per l’entusiasmo di questi diciottenni
terribili. Vale la pena perderci un po’ di tempo.
Ci siamo si apre introdotta da Inoki:
Inoki prod
presenta GA e i Qustodi del tempo.[1]
Dopo la prima parte di Shezan entra Fabri Fil:
Fabri Fil:
Spingo doti
Fabri Fil con Ragio, Chime e Inoki;
Do di petto e
trasmetto come walkie talkie
dal velluto
al Kentucky, passando per Cincinnati ed a chi pensa comico livello Duffy Ducky.
‘Sto Flachi
studia comportamenti intricati su sfondi opachi occhio a non flasharti o ti
massacri.
Sogni lo show
come Mike, banfi Lucky Strike, vesti
Nike ma non basta così, Chuckie.
Mcee Zoid contro Zoid che ascolto dai Pink
Floyd a Big Noyd, canto pure senza polo Henry Lloyd dio come vuoi rapido sviluppo da Polaroid.
Segui i
tabloid leggi Freud che diffondo fino a Detroit.
Come
si può notare l’obbiettivo di Fabri è
fare un rap particolarmente tecnico e denso. Dietro l’apparente e monocorde
incedere di americanismi e citazioni di loghi e personaggi dello spettacolo, si
celano messaggi critici per niente scontati; cionondimeno il messaggio è del
tutto privo di quella consapevolezza ‘militante’ (che si traduceva il più delle
volte in una pochezza stilistica) fatto
tipico della generazione precedente.
A questo riguardo bisogna fare un’annotazione
importante. Secondo la biografia di Michele Monina Fabri ha scelto di fare hip
hop dopo aver visto Militant A degli Assalti
Frontali sul palco durante un concerto. E’ probabile ma stento a crederci.[2]
Oltre a sapere troppo di agiografia (folgorato sulla
via di Damasco…) i due ideali di hip hop divergono in maniera piuttosto marcata
e sebbene politicamente le due posizioni non fossero poi così distanti, lo
stile era quello di due mondi che non comunicavano. Il RIU dell’epoca d’oro a mio modesto parere è
quello della second wave cioè dei più giovani, proprio per questo motivo:
potremmo dire per questo disimpegno politico a favore dell’arte per l’arte. Ma se
i vecchi rappresentavano un esempio di totale rifiuto del compromesso, la seconda
generazione, sebbene politicamente nulla nei proclami, non era da meno nello stile di vita, ma
anzi radicalizzava le idee oltranziste e
punk della generazione precedente. Se qualcosa, di quel ‘senso di battaglia’
che si percepisce nel periodo delle posse, rimane nel primo RIU è certamente quell’atteggiamento
alternativo e Fuck You All nei confronti
di tutto e tutti. Su questo aspetto non si scherzava. Spaghetti Funk – la crew degli Articolo 31 di Milano e in
parte l’Area Cronica – crew dei
Sottotono di Varese, band che interpretavano a livello di classifica l’hip hop
a quei tempi, erano malviste per non dire esplicitamente odiate.
Quella che si andava a scrivere era tutta un’altra
storia. Una storia che si cibava di rabbia e rancore, di frustrazione e
giovanilismo. Come sempre quando ci sono questi ingredienti il risultato è
particolarmente premiante in termini di innovazione e densità.