Capitolo 2.2 Demolizione parte 1

Demolizione è il punto di contatto  e la fotografia perfetta di tutta la scena italiana dell’hip  hop underground di quel periodo e la testimonianza di quell’unione tra Fabri Fil, sconosciuto ragazzino di un territorio che è nelle Marche ma che si associa da sempre all’Emilia, con i ragazzacci della metropoli bolognese.
Fibra nel demo tape appare in due brani: il primo è Ci siamo con Shezan il Ragio e Chime Nadir, il secondo è con Inoki e si intitola Guerra fra poveri. Sono due brani eccezionali come densità e ricerca testuale: singolari per come risultano testimonianza dei contenuti di quella scena e freschi per la novità dello stile e per l’entusiasmo di questi diciottenni terribili. Vale la pena perderci un po’ di tempo.

Ci siamo si apre introdotta da Inoki:
Inoki prod presenta GA e i Qustodi del tempo.[1]

Dopo la prima parte di Shezan entra Fabri Fil:
Fabri Fil:
Spingo doti Fabri Fil con Ragio, Chime  e Inoki;
Do di petto e trasmetto come  walkie talkie
dal velluto al Kentucky,  passando per Cincinnati  ed a chi pensa comico livello Duffy Ducky.
‘Sto Flachi studia comportamenti intricati su sfondi opachi occhio a non flasharti o ti massacri.
Sogni lo show come Mike,  banfi Lucky Strike, vesti Nike ma non basta  così, Chuckie.
 Mcee Zoid contro Zoid che ascolto dai Pink Floyd a Big Noyd, canto pure senza polo Henry Lloyd dio come vuoi   rapido sviluppo da Polaroid.
Segui i tabloid leggi Freud che diffondo fino a Detroit.

Come si può notare  l’obbiettivo di Fabri è fare un rap particolarmente tecnico e denso. Dietro l’apparente e monocorde incedere di americanismi e citazioni di loghi e personaggi dello spettacolo, si celano messaggi critici per niente scontati; cionondimeno il messaggio è del tutto privo di quella consapevolezza ‘militante’ (che si traduceva il più delle volte  in una pochezza stilistica) fatto tipico della generazione precedente.
A questo riguardo bisogna fare un’annotazione importante. Secondo la biografia di Michele Monina Fabri ha scelto di fare hip hop dopo aver visto Militant A degli Assalti Frontali sul palco durante un concerto. E’ probabile ma stento a crederci.[2]
Oltre a sapere troppo di agiografia (folgorato sulla via di Damasco…) i due ideali di hip hop divergono in maniera piuttosto marcata e sebbene politicamente le due posizioni non fossero poi così distanti, lo stile era quello di due mondi che non comunicavano.  Il RIU dell’epoca d’oro a mio modesto parere è quello della  second wave cioè dei più giovani, proprio per questo motivo: potremmo dire per questo disimpegno politico a favore dell’arte per l’arte. Ma se i vecchi rappresentavano un esempio di totale rifiuto del compromesso, la seconda generazione, sebbene politicamente nulla nei proclami,  non era da meno nello stile di vita, ma anzi  radicalizzava le idee oltranziste e punk della generazione precedente. Se qualcosa, di quel ‘senso di battaglia’ che si percepisce nel periodo delle posse,  rimane nel primo RIU è certamente quell’atteggiamento alternativo e Fuck You All nei confronti di tutto e tutti. Su questo aspetto non si scherzava. Spaghetti Funk – la crew degli Articolo 31 di Milano e in parte l’Area Cronica – crew dei Sottotono di Varese, band che interpretavano a livello di classifica l’hip hop a quei tempi, erano malviste per non dire esplicitamente odiate.
Quella che si andava a scrivere era tutta un’altra storia. Una storia che si cibava di rabbia e rancore, di frustrazione e giovanilismo. Come sempre quando ci sono questi ingredienti il risultato è particolarmente premiante in termini di innovazione e densità.



[1] [sta per Garden’s Abitudinari la click di  Shezan e Chime N.d.A.]
[2] Vedi Op cit. p. 41