In realtà indirettamente possiamo dedurre che le
strofe di Fibra proprio brutte non fossero. Per uno strano scherzo del destino
o forse perché già allora per Fibra contavano molto, gli stessi versi
riappaiono nel secondo brano Dove sei
di Sindrome di Fine Millennio l’album
di esordio degli Uomini di Mare uscito nel 1999. In questa traccia a circa metà
del brano ‘le famose due terzine’ di Fibra tornano ancora una volta, sebbene
leggermente modificate nel finale. Vediamo come.
Fabri Fil:
Dove sei
dove?
Questo è il
Moby Dick Click Teste Mobili:
vaganti
ancora instabili variabili in avanti.
Con chi sei
con chi?
Parli e ti
stronchi Monkey Monkey soldi ed accordi
in saldo come all’Honky.
Troppi pianti
in tutti i fronti e non l’affronti
che ne esci
perdente lento e ti smonti;
coraggio
dacci le prove che non è facile (pronti!)
che se sei
agile e fragile non ti tornano i conti.
Breakbeat evidenti. Break the point…
Rompo in
silenzio e tu in silenzio passami quel joint.
Ci senti?
Niente alimenti ma ti lamenti degli eventi identi-con i tempi agli anni
precedenti.
E’ una guerra
tra poveri.
Ma di vestiti
Enrico Coveri.
Dal lunedì al
mercoledì, scovali.
Ne resteran
le ceneri, Veneri celebri, cerebri.
Meglio se
celibi smemori Kelly, Brenda, Jennifer.
Quest’ultimo
verso notevolmente diverso vira la faccenda delle Veneri celebri verso un orizzonte eterogeneo ma sempre pregnante.
Non sono più le ragazzine di provincia di cui ne resteran le ceneri, ma sono modelle smemori e meglio se celibi.
Inoltre traspare nel testo anche la famosa filastrocca di Mary Poppins supercalifragilistichespiralidoso. La
torsione linguistica di Fibra è mastodontica. La densità e l’invenzione
raggiungono inconsapevolmente picchi mai raggiunti dalla lingua italiana. Se
Roberto Saviano ha ragione nel definire Fibra uno che è avanti di almeno
vent’anni rispetto alla letteratura italiana, ciò è dovuto a quello che Fibra
ha scritto nel suo periodo underground, quando la sua poetica, non ancora
annacquata dai toni del fustigatore e da certe pretese di stampo populista,
emerse una volta raggiunto il successo, era libera di svagare nei meandri del
gioco dei significanti della lingua italiana.[1]