Capitolo 2.8 Nesly Vs. Fibra parte 1

Il rap è il motivo principale di vita per questi ragazzi terribili, per questi poeti marci. Provenienti da una classe sociale benestante nei modi e derelitta nella sostanza, il mondo dell’hip  hop con i suoi rituali di appartenenza, il suo dresscode, le sue particolari movenze diventa l’unica ragione di vita per migliaia di questi figli di piccoli borghesi assetati di qualcosa in più. Adolescenti come Nesli, fratello minore di Fabri. Il cui percorso appare come una sorta di continua redenzione e senso di colpa. Dietro questo percorso (dal poeta marcio alla persona perbene) stanno l’indole di Nesli e soprattutto il rapporto tormentatissimo con il fratello che ai suoi occhi incarna una sorta di entità diabolica.
La storia fra Nesli e Fabri è una storia complessa e in qualche modo in essa riecheggiano tutti i tratti dell’archetipa guerra fra fratelli nella storia e in particolare nella storia del rock. Più in generale è il punto cruciale del rapporto tra due entità legate da un vincolo di fratellanza e che vivono allo stesso modo la condizione di artisti. Il doppio fraterno dell’artista non ha mai funzionato, diciamo la verità. A voler essere retorici si potrebbe dire che due fuochi fanno un incendio. In realtà a volte si tratta di qualcosa di meno grandioso e più terra terra: questioni di soldi, egoismi, invidia e gelosia del successo dell’altro. Le turbolenze nelle fratellanze di tipo artistico sono all’ordine del giorno. Andiamo ad analizzare il caso di Nesli e Fabri.
Nell’ordine tradizionale delle cose c’è un rovesciamento che è già sintomatico: quello cattivo è il fratello più grande. In un’intervista su Panorama del 18 Ottobre 2010, Nesli dichiara: ‘il suo modo d’essere mi turba, mi mette ansia, mi porta a sentirmi a disagio con il resto del mondo. Lui vive tormentato, io mi sveglio e mi addormento felice.’ Nesli considera suo fratello un’entità diabolica o per lo meno machiavellica. La poetica di Nesli nel corso del tempo è andata verso un continuo scivolamento nel campo della morale e il risultato è questo. Quello che siamo abituati a sentire strombazzare in giro come la ben nota in politica ‘demonizzazione dell’avversario.’ Il punto cruciale è se in qualche modo sia possibile o vera. Insomma è l’annosa questione del rapporto con l’occulto: quanto c’è di strega in una strega e quanto invece ce ne mettiamo dentro noi? Nessuno è in grado di poter dire e giudicare esattamente cosa passi nella mente di questi due fratelli, uniti un tempo ed oggi visceralmente divisi. Certamente bisogna leggere i fatti ponendoli su un piano più astratto e coinvolgendo di più nella valutazione, la creatività della loro duale tenzone. Insomma bisogna andare a cercare tra le rime. Se in qualche modo stiamo delineando quelle di Fabri. Vediamo quali sono le parole di Nesli.