Il
rap è il motivo principale di vita per questi ragazzi terribili, per questi
poeti marci. Provenienti da una classe sociale benestante nei modi e derelitta
nella sostanza, il mondo dell’hip hop
con i suoi rituali di appartenenza, il suo dresscode,
le sue particolari movenze diventa l’unica ragione di vita per migliaia di
questi figli di piccoli borghesi assetati di qualcosa in più. Adolescenti come
Nesli, fratello minore di Fabri. Il cui percorso appare come una sorta di
continua redenzione e senso di colpa. Dietro questo percorso (dal poeta marcio alla
persona perbene) stanno l’indole di Nesli e soprattutto il rapporto
tormentatissimo con il fratello che ai suoi occhi incarna una sorta di entità
diabolica.
La
storia fra Nesli e Fabri è una storia complessa e in qualche modo in essa
riecheggiano tutti i tratti dell’archetipa guerra fra fratelli nella storia e
in particolare nella storia del rock. Più in generale è il punto cruciale del
rapporto tra due entità legate da un vincolo di fratellanza e che vivono allo
stesso modo la condizione di artisti. Il doppio fraterno dell’artista non ha
mai funzionato, diciamo la verità. A voler essere retorici si potrebbe dire che
due fuochi fanno un incendio. In realtà a volte si tratta di qualcosa di meno
grandioso e più terra terra: questioni di soldi, egoismi, invidia e gelosia del
successo dell’altro. Le turbolenze nelle fratellanze di tipo artistico sono
all’ordine del giorno. Andiamo ad analizzare il caso di Nesli e Fabri.
Nell’ordine tradizionale delle cose c’è un
rovesciamento che è già sintomatico: quello cattivo è il fratello più grande.
In un’intervista su Panorama del 18
Ottobre 2010, Nesli dichiara: ‘il suo
modo d’essere mi turba, mi mette ansia, mi porta a sentirmi a disagio con il
resto del mondo. Lui vive tormentato, io mi sveglio e mi addormento felice.’ Nesli
considera suo fratello un’entità diabolica o per lo meno machiavellica. La
poetica di Nesli nel corso del tempo è andata verso un continuo scivolamento
nel campo della morale e il risultato è questo. Quello che siamo abituati a
sentire strombazzare in giro come la ben nota in politica ‘demonizzazione
dell’avversario.’ Il punto cruciale è se in qualche modo sia possibile o vera.
Insomma è l’annosa questione del rapporto con l’occulto: quanto c’è di strega
in una strega e quanto invece ce ne mettiamo dentro noi? Nessuno è in grado di
poter dire e giudicare esattamente cosa passi nella mente di questi due
fratelli, uniti un tempo ed oggi visceralmente divisi. Certamente bisogna
leggere i fatti ponendoli su un piano più astratto e coinvolgendo di più nella
valutazione, la creatività della loro duale tenzone. Insomma bisogna andare a
cercare tra le rime. Se in qualche modo stiamo delineando quelle di Fabri.
Vediamo quali sono le parole di Nesli.