In Dei di Mare
quest’el GRUV Fibra tratteggia il suo mondo fatto di cazzeggi pomeridiani,
poche donne e tutto votato alla produzione del rap. L’ennesima giornata ultima traccia del lato A è fondata su di un
classico topos del rap: una tipica
giornata da rapper, senza che accadano tutte quelle cose negative che invece
caratterizzano la vita nel ghetto: assassini, sparatorie, furti, sesso e droga.
Un esempio illustre è Today was a good
day di Ice Cube. Fibra affronta la
tematica così.
Fabri Fil:
Dal silenzio
più completo viene fuori come polvere,
si aggira
intorno a me; la sento vivere mentre comincia a piovere.
I miei
pensieri riordino e mi ritrovo il caos di
tempo fa,
capita a
tutti ‘sto giro tocca a me.
Ci si crede a
mala pena, così mi sento calendarman:
sciocca la
mia giornata come piazza Tian An Men.
Faccio questo
e quello, telefono che squilla
lavori in
corso perso in un discorso che non fila.
Un altro
giono arriva tipo Via col vento
se ti senti
in forma vien da qui che ti accontento;
io passo
giornate intrippandomi su di un technico
nei glin
pratico del
mio mondo mentre ti guardo dal palazzin.
Sai che la
storia va così, mi sembra già da un secolo
Fabri che
scrive Ragio lavora sul MacIntosh;
capita a
volte che dei due se ne spegne uno…
Questa è
un’altra giornata andata in fumo.
[…]
Non
vivendo nei ghetti la giornata tranquilla rasenta la noia assoluta, ma almeno
Fibra non si inventa un mondo di gangster marchigiani e resta sul piano della
realtà. Riguardo alle rime la percezione è quella di un Fabri non ancora dotato
di particolari tecniche ma desideroso di comunicare, con urgenza giovanile,
tutto il suo bisogno di evadere dalla realtà, fatta di monotonia e illuminata
soltanto dall’arte di produrre beat e rime. Non stiamo parlando di niente di
eccezionale in verità: lo stile è macchinoso, le rime e le immagini non sono
sempre felici come lo saranno in seguito ma si capisce che dietro c’è qualcosa.
Siamo lontani anni luce dalla rigidezza stilistica delle posse, da quel rap
privo di inventiva e tutto rivolto alla rivoluzione. Come già detto, siamo in
una fase intimistica in cui ci si rivolge alla propria vita, quello che Fabri
chiama ‘il mio tutto.’ Come in Stanco del
mio tutto, prima traccia del lato B.
Fabri Fil:
Funziona così va bene così.
Qualcosa non va in me, stanco del mio
tutto;
per tutto quello che si dovrebbe dare,
macché per un motivo od un altro non c’è
spinta in me.
Funziona così, va bene così io, come una
gal da matti,
dò dipendenza in testa, tanto quanto mi
faccio personal, devastandomi e restando nel mio tutto, Yo!
Sognando per istinto il mio debutto…
Ma intanto, cinque di mattina in piedi
io vivo senza te,
cinque minuti e poi ti ritrovi nei miei
pensieri;
rassomiglio se ti do il meglio come quando scelsi solo te.
Io ti dò infottamento da mc alla grande
ma non basta,
so quello che vuoi e so cose che tu
pretendi
ma le volte io penso a come stare senza
te.
Tu sconvolgi i miei comportamenti poi mi
diverti quando diventi isterica.
Sei per me sola dalla nascita quindi
grazie a te
so come mi ha fatto chi mi ha tirato su,
nel mentre che affidava il tutto nelle
mani sue.
Tu sappi che ho capito chi tradisce non
è mai dello stesso sangue, comunque
consumi i miei giorni già dal nove cinque.
Sono fatto così arrivando lentamente a ‘sto
risultato io tempero le mie matite che sulla carta non mi fanno attrito.
Qualcosa non va in me, stanco del mio
tutto...
[…]
La
metrica è macchinosa ed eccessivamente irregolare, eppure la canzone ha un suo
fascino, costruita su di un beat piuttosto asfittico e una chitarra che non
esiterei a definire brutta. Sembra che Fabri in questo caso parli,
intervallando qualche rima e spostando molto spesso gli accenti. L’andamento è
sghembo come quello di un ragazzino
lamentoso e con le idee poco chiare su cosa dire, ma nonostante questo, si
percepisce una certa freschezza, il bisogno di esprimere qualcosa di
profondamente interiore, in una forma, seppure piuttosto acerba, decisamente
nuova. E’ lo spleen di un ragazzino
borghese che chiuso dentro la sua camera pensa a come tutto non vada né male né
bene. E’ l’apatia. E poi i riferimenti alla madre e al padre e alla solitudine,
alla mancanza di affetti tutto è buttato lì con un certo disordine e con poca
chiarezza.